L’ANPI ricorda i Partigiani combattenti della provincia di Cremona riconosciuti dalle “Commissioni regionali per il riconoscimento delle qualifiche partigiane”
a cura di Giuseppe Azzoni
Elenco dei nominativi. Chiavi di lettura e avvertenze
Gli uomini e le donne che avevano dato vita alla Resistenza avrebbero dovuto essere poi i protagonisti nell’Italia da ricostruire, sgombrando le macerie della dittatura, del nazifascismo e della guerra. Sappiamo che ciò incontrò i noti ostacoli e limiti. L’ultimo capitolo della recente Storia della Resistenza di Marcello Flores e Mimmo Franzinelli valuta incongruenze ed ingiustizie di cui soffrirono i partigiani nel dopoguerra. Nel farlo viene citato questo passo, tratto da Lo status di partigiano nel secondo dopoguerra di M. Ponzani: «le norme per le qualifiche partigiane si limitarono a garantire un pacifico riassorbimento della conflittualità reducistica piuttosto che un inserimento dei volontari della libertà nell’apparato statale».
Condividendo questa constatazione, appare comunque evidente che tale riconoscimento istituzionale era importante, prima di tutto dal punto di vista morale e sociale e poi per alcune conseguenze pratiche, relative anche alle famiglie dei tanti Caduti, con provvedimenti senz’altro inadeguati ma almeno utili in quei giorni così difficili.
Infatti l’elenco dei partigiani, riconosciuti anche formalmente come tali, dà un quadro molto pregnante di protagonisti senza i quali la Resistenza semplicemente non avrebbe avuto luogo.
Il Dl 518 del 21.8.1945
È con il dl 518 del 21 agosto 1945 che furono istituite nel dopoguerra le Commissioni regionali per il riconoscimento e l’attribuzione delle qualifiche partigiane. Ciascuna era competente per i territori in cui si era svolta l’attività partigiana. Ad esse venivano inoltrate le relative richieste, in massima parte attraverso le ANPI provinciali, che anche le istruivano in prima istanza. »continua a leggere (elenco aggiornato)