Aldo Codazzi

In settembre 2015, uscendo dal Duomo di Cremona con mia moglie, mi sono imbattuto nella foto di Aldo Codazzi, cugino di mia mamma Tina Parmesani Gaboardi. È la stessa foto che abbiamo a casa e che ci ricorda tante cose. Mi vengono in mente fatti di vita quotidiana che vi segnalo.
Aldo era fratello di Velia Codazzi Alquati; figlio di Emilio Codazzi e Maria Crotti. Aveva due zii, Primo Crotti, detto Nino (che ha combattuto da eroe sul Carso nella prima guerra mondiale, e che piangeva tutte le volte che ne parlava) e Giuseppina Crotti in Parmesani, detta Gina, che era mia nonna materna. Mia mamma parlava spesso di Aldo, ricordandolo come un ragazzo pieno di vita, generoso, che tutte le mamme vorrebbero avere come figlio.
La sua generosità è testimoniata, in primis, dal fatto che decise di andare con i suoi amici partigiani a combattere il nazi-fascismo sulle montagne del Piemonte; fu catturato dai tedeschi dopo una battaglia sul Col del Lis ad Almese, vicino a Torino. Insieme a lui furono catturati altri quattro partigiani anche loro giovanissimi e portati a Carmagnola, dove furono fucilati. Oggi la piazza 5 Martiri ospita una lapide commemorativa alla memoria e all’onore di coloro che diedero la loro giovane vita per la nostra libertà!Conservo ancora gelosamente il giradischi che Aldo regalò a mia nonna con i primi soldi guadagnati, perché a lei piaceva molto ascoltare musica.
Ricordo, che quando ero piccolo e rimanevo a Cremona dai nonni per alcune settimane in estate, veniva spesso a trovarci lo zio Emilio (papà di Aldo) che ci portava frutta e verdura fresca del loro orto, a Cà del Ferro dove abitavano, dove oggi c’è lo svincolo per prendere le autostrade lungo la via Mantova. Quando passiamo di lì penso spesso all’urlo che la zia Maria (madre di Aldo) fece appena appresa la notizia della fucilazione del figlio….e ovviamente ciò condizionò tutta la sua vita. Morì all’Ospizio Soldi (ex Zocco) quando io ero ancora un ragazzo, ma mi ricordo che andavamo con la mamma a trovarla e lei ci teneva molto ad avere sempre le camicie pulite e stirate. Infatti, ci chiedeva sempre se ci fossero macchie o strappi. Era un piacere sentirla canticchiare, anche quando la sua mente non fu più molto presente, data l’età avanzata.
Saputo dell’eccidio di Carmagnola, mio nonno materno, Angelo Parmesani, partì per Carmagnola in un viaggio infernale. Dopo varie peripezie arrivò e chiese il corpo di Aldo per dargli un’onorevole sepoltura, riportandolo a Cremona con mezzi di fortuna. Penso sia un’esperienza che segna la vita in modo indelebile. La sorella Velia, che frequentavamo spesso, e che abitava in via Pippia a Cremona, non parlava quasi mai di questi avvenimenti, infatti ne era stata scioccata non poco. Della famiglia rimane solo Nadia Alquati in Nolli, figlia di Aldo Alquati e Velia Codazzi, che abita tutt’ora a Cremona.
Sono molto onorato di ricordare un valoroso e coraggioso ragazzo che a soli 18 anni aveva ben in mente cosa significasse perdere la libertà per un’ideologia folle e perversa come il nazi-fascismo. E speriamo che tanti giovani si ispirino a questi insegnamenti di passione, di forza d’animo, di fiero coraggio e sentimento che fanno di uomini e donne di quella tempra i simboli a cui ci dobbiamo sempre ispirare, per un futuro di pace.
Grazie a Voi e con la speranza di ritrovarci a Cremona, vi saluto con affetto.

Franco Gaboardi
Torino

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