Antifascisti cremonesi nella guerra di spagna 1936-39

La festa dell’ANPI a Monticelli ha dedicato la serata di venerdì 23 giugno all’80° della guerra di Spagna. Si è inaugurata una importante mostra, commentata dalla curatrice Bruna Tabarri, figlia del combattente garibaldino in Spagna Ilario. È seguito il ricordo dei combattenti antifascisti in Spagna piacentini (relatore Franco Sprega) e cremonesi (Giuseppe Azzoni). Francesco Cattaneo, dell’ANPI di Lodi ha tratteggiato la figura di Francesco Scotti, nato a Casalpusterlengo e tra i protagonisti della lotta antifascista in Spagna e poi in Italia.

Per quanto riguarda il cremonese è stato innanzitutto ricordato l’oltranzismo di Farinacci anche in questa vicenda. Egli, insieme a Starace, fu in primissima fila nel propugnare l’intervento italiano in quella guerra, spalla a spalla coi camerati tedeschi. Nella primavera del 1937 andò egli stesso in Spagna, delegato da Mussolini a conferire con Franco ed a consolidare i rapporti con la Falange. Da Cremona partiranno diverse centinaia di “volontari” legionari del fascio, con ingaggio e paga giornaliera che si accompagnavano a pressioni e promesse di vario genere. Anch’essi, proprio in quel marzo in cui Farinacci è in Spagna, saranno partecipi della umiliante sconfitta fascista a Guadalajara. Nel corso della guerra diverse decine di loro saranno tra i caduti.

I volontari antifascisti sono davvero tutti volontari, con enormi rischi e sacrifici. Il terreno è la lotta al fascismo, per la libertà, “oggi in Spagna domani in Italia!”. La questura di Cremona già nel 1936 segnala al governo che “elementi antifascisti auspicano la vittoria dei rossi in Spagna”, intercetta lettere con “frasi di esaltazione della Spagna repubblicana” ecc. Il 29 luglio ‘37 il questore telegrafa che “avvenimenti in Spagna hanno risvegliato attività sovversive anche in questa provincia. Individuati alcuni elementi (…) Piano di vigilanza per zone, palazzi pubblici, stazione e polveriera”. Ci furono tentativi di raggiungere clandestinamente la Spagna anche dal cremonese: talmente difficili che in genere non riuscirono, come quello di 4 compagni di Soresina o quello di Giuseppe Carli di Castelleone, scoperto e condannato al confino per “tentativo di espatrio per arruolarsi nelle formazioni antifranchiste in Spagna”. Solo qualcuno – citato di seguito – ci riuscì. Gli antifascisti cremonesi che combatterono in Spagna furono una ventina, in gran parte già migrati in Francia e Belgio.

Cinque di loro furono i caduti. Giordano Bruno Bellini di Casalmaggiore, classe 1908, muratore, comunista, migrato in Francia con la famiglia. Già nel ‘36 è nella “Centuria Sozzi”, poi sergente nella Guardia Repubblicana, ferito tornò a combattere e morì nel bombardamento di Barcellona del 1939. Primo Segalini di Castelleone, nato nel 1901, ferroviere comunista licenziato e riparato in Belgio dal 1927. Nel 1936 è caposezione nel Battaglione Garibaldi, poi capitano. Partecipa a numerosi combattimenti in Aragona ed Estremadura, dove è anche ferito. Cadde nella difesa di Caspe nel marzo 1938. Tullio Pizzera, nato a Pescarolo nel 1899, emigrato in Francia ed operaio alla Renault, cadde nella battaglia dell’Ebro del 1938. Giovanissimo era Mario Pezzali, nato a Gussola nel 1914, di famiglia socialista e con essa emigrato da bambino in Francia. Anch’egli è già nel ‘36 nel Battaglione Garibaldi, in novembre è subito ferito, torna al fronte e nel dicembre è colpito a morte, nei giorni seguenti alla difesa di Madrid. Giovanni Premoli, nato nel 1893, soncinese, comunista fuoriuscito in Francia, Centuria Sozzi, cadde alla Casa del Campo nella eroica e vittoriosa difesa di Madrid del novembre ’36.

Ed ecco una rapida rassegna degli altri combattenti cremonesi in Spagna. Cominciamo con quelli inquadrati nella formazione garibaldina.

Giovanni Passeri, di Casalmaggiore, marinaio, diventerà ufficiale nell’Esercito Repubblicano, venne ferito a Guadalajara e sul monte Pingarron. Bruno Mori, anch’egli di Casalmaggiore, calzolaio, anch’egli venne ferito. I due partirono da casa, compirono un viaggio avventuroso (bici, a piedi sulle Alpi, tratto in treno, finalmente col Soccorso Rosso imbarcati a Marsiglia, arrivo a Valencia dove, nella confusione portuale, ebbero la sorpresa di sentirsi apostrofare in dialetto dal compaesano Giordano Bruno Bellini che già si trovava colà. Camillo Pizzera, fabbro di Pescarolo, ex combattente era già migrato in Francia, sarà ferito in Estremadura. Gino Puerari di Cremona, viaggia sulle navi come radiotelegrafista e fugge da un porto olandese, sarà ferito alla Casa del Campo di Madrid, dove si combattè casa per casa. Lelio Osio, meccanico di Corte Cortesi, aveva già scontato tre condanne al carcere ed al confino ed era espatriato clandestinamente in Francia, è volontario nella Brigata Garibaldi anche se lui era di idee anarchiche. Gaspare Migliavacca, operaio metallurgico di Rivolta d’Adda, già emigrato in Francia, dirigente comunista (era a Mosca al VI congresso della IC). Nella Brigata è tenente e sarà poi attivo nella Resistenza francese. Va citato anche il nome di Alessandro Vaia, nato e residente a Milano da famiglia gussolese e per mille motivi “cremonese di adozione”. Vaia in Spagna comandò prima il 2° Battaglione e poi l’intera Brigata Garibaldi nella drammatica fase della ritirata.

Alcuni cremonesi combatterono in altre formazioni. Paolo Lazzarini, operaio socialista di Casalmaggiore, migrato in Francia nel 1930 fece parte del “Batallon de la muerte” al comando del socialista Fausto Nitti. Nella “Batteria Rosselli” (artiglieria) sarà sergente capopezzo Carlo Emilio Ughini, operaio di Castelleone. Partì nel ’37 da casa aggregandosi ad una comitiva di tifosi che si recavano in Svizzera per una partita di calcio Svizzera-Italia, là si eclissò per raggiungere Parigi e poi la Spagna. Bodini Libero, meccanico di Sesto ed Uniti, già emigrato in Francia, andò a combattere come carrista nella Colonna Italiana della Brigata Anarchica.

Fu impegnato direttamente nell’esercito spagnolo repubblicano Rodolfo Bodini di Cremona, fu in Sanità in quanto tecnico di apparecchiature ortopediche.

Altri nominativi sono infine quelli di Ernesto Rebecchi di Pozzaglio (venne ferito e quando tornò in Italia condannato al confino), Davide Zanacchi di Solarolo Rainerio, Luigi Santi di Castelverde e Guido Tedoldi.

(a cura di Giuseppe Azzoni) 

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