1948 – 2018: 70° della Costituzione italiana – 5

Gli strappi allo Statuto (fino al 1922)

Va detto che già nella seconda metà dell’800 princìpi e garanzie importanti dello Statuto erano stati sminuiti o negati. Faccio pochi esempi.

Già nel 1861 vengono istituiti i prefetti, funzionari del governo con poteri debordanti sul territorio, anche contrastanti coi diritti dei cittadini e dei poteri locali.

Nella prima metà degli anni ’60 imperversò la lotta al brigantaggio, fenomeno effettivamente molto serio. Ma il contrasto fu condotto in tutto il meridione con un indiscriminato stato di guerra, con la sospensione delle leggi ordinarie, con stati d’assedio, condanne indiscriminate, taglie, tribunali militari con fucilazioni e lavori forzati, con la privazione per i ceti popolari degli usi comuni delle terre a vantaggio dei proprietari latifondisti.

Un altro momento gravissimo fu quello delle leggi eccezionali del 1898 per i moti popolari contro aumenti insostenibili della farina e del pane a seguito di crisi granaria e carestia. Il governo, con l’assenso di re Umberto I, reagì con stati d’assedio e la sospensione delle garanzie di legge, in contrasto con lo Statuto che all’art. 6 escludeva le sospensioni dalla osservanza delle leggi. Si arrivò alle famose cannonate ad alzo zero del generale Bava Beccaris contro moti popolari a Milano (circa 80 le vittime!) e ad altre sanguinose repressioni. Ce ne furono anche nella nostra provincia con vittime Soresina ed arresti a Cremona; il Comune di Cremona non partecipò alle celebrazioni del 50° dello Statuto proprio per protesta contro il soffocamento delle libertà statutarie.

Nel 1915 vennero prese decisioni di estrema importanza alle spalle della Camera, dapprima con trattative segrete con l’Intesa poi con forzature sul Parlamento per l’intervento in guerra. Il re utilizzò la prerogativa di dichiarare la guerra, allineandosi con quella che era una minoranza interventista, anche se il Parlamento era in maggioranza per la neutralità.

Ma una radicale, generalizzata e permanente inversione rispetto allo Statuto albertino avrà luogo con il fascismo. Questo capitolo meriterebbe una relazione apposita, mi limito a pochi punti essenziali. Lo svuotamento dello Statuto fu reso possibile dal re Vittorio Emanuele III a partire dall’incarico di governo dato dal re a Benito Mussolini. La cosiddetta famosa marcia su Roma dell’ottobre 1922 consisteva in una serie di assembramenti di squadristi in armi in diverse città e nei dintorni di Roma. Essendo ciò espressamente proibito dallo Statuto e dalle leggi, il governo dell’epoca, il governo Facta, prese misure di ordine pubblico, misure da stato d’assedio. Esse bloccarono subito le velleità dei fascisti. La marcia sarebbe fallita ma il re smobilitò lo stato d’assedio, costrinse Facta a dimettersi e dette l’incarico a Mussolini, il cui partito peraltro era risultato del tutto minoritario nelle elezioni politiche precedenti. Negli anni successivi si proseguì su questa strada fino al disastro finale.

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1. Lo Statuto di Carlo Alberto e la sua vicenda storica
2. La Costituzione della Repubblica Romana ed i primi articoli di Carlo Alberto
3. Sulla separazione dei poteri un limite che avrà gravi conseguenze
4. Pochissimi hanno diritto di voto per la Camera

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